Caro don Corsi, il mostro è in casa
Le parole del sacerdote veronese colgono nel segno: il potere esercitato arbitrariamente dalla Chiesa cattolica sulla comunità, di cui i parroci sono il primo riferimento morale. Ora, lasciare loro la libertà di diffondere opinioni fuorvianti andrebbe perseguito per vie legali, poiché è aberrante dichiarare che “le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, … si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti”, addossando loro parte della responsabilità “se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA)”.
È una visione misogina e pericolosa che mina alla base la parità tra uomo e donna sancita dalla Costituzione, che sfibra il concetto di famiglia, anziché rafforzarlo. Non è con la divisione sessuale dei doveri che si crescono meglio i figli; non è con il divieto dell’esposizione della lingerie femminile, della pornografia, degli spot televisivi erotici che si “attutiscono certi impulsi”, né è l’abbigliamento discinto a “provocare gli istinti peggiori […] e l’abuso sessuale”. Proibire è inutile: occorre educare, alla sessualità come alla cittadinanza, all’amore verso il proprio corpo come al consumo critico.
Caro don Corsi, foss’anche nel giusto, non sta certo a lei diffondere questo messaggio, che ha tanto il sapore della fatwa talebana da lei stesso aborrita. Non solo: i centosedici omicidi femminili commessi in Italia solo nel 2012 sono stati quasi tutti perpetrati da mariti, ex fidanzati, fratelli, vicini di casa ovvero da uomini mossi da passioni – facilmente immaginabili – ben diverse da quella erotica. Il problema del mostro in casa risale all’alba dei tempi, e le donne lo sanno bene. Quella che lei va diffondendo è una morale miope e bigotta, creata ad arte dalla Chiesa cattolica per assoggettare il mondo intero ad una serie di verità – peraltro non ancora dimostrate – responsabili della discriminazione di miliardi di donne. Pena della ribellione, la condanna morale, il maltrattamento in famiglia, l’isolamento sociale, l’accusa di fornicazione, a volte anche il rogo. Vada a rivedersi l’art. 587 del Codice Penale e il marasma che ha sollevato fino al 1981, anno in cui si è finalmente messa una pietra tombale sul delitto d’onore. Infine, in quanto parte integrante del clero, si occupi degli abominevoli misfatti interni alla Chiesa e delle urgenti quanto radicali contromisure che dovrebbe prendere. Glielo chiede un cittadino italiano, glielo impone la coscienza di un uomo.