Cronaca

La Squadra Mobile scopre una fabbrica della droga: sequestrata "maria" per 2 milioni di euro

L'indagine è iniziata a seguito di una segnalazione circa la presenza sospetta di cinesi in un casolare nel savignanese

The? No, marijuana. Nuovo maxi sequestro di sostanze stupefacenti in provincia degli agenti della sezione antidroga della Squadra Mobile di Forlì-Cesena. Venerdì gli uomini della Questura di Corso Garibaldi hanno scoperto a Fiumicino, frazione di Savignano sul Rubicone, un'autentica fabbrica di produzione di "maria" all'interno di un casolare. A gestire il tutto un clandestino cinese di 31 anni, ora in carcere a Forlì in attesa di essere interrogato.

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L'OPERAZIONE - L'indagine è iniziata a seguito di una segnalazione circa la presenza sospetta di cinesi in un casolare nel savignanese. Gli investigatori hanno ipotizzato l'eventuale presenza di una fabbrica con operai in "nero". Dagli appostamenti è emersa la figura del 31enne, visto costantemente entrare ed uscire dalla struttura. Venerdì è scattato il blitz. L'edificio non nascondeva una fabbrica tessile, bensì un autentico laboratorio per la produzione di marijuana.

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LA DROGA - Per sfondare l'ingresso i poliziotti hanno utilizzato vanghe e martelli. Nel mentre l'extracomunitario ha cercato di nascondersi in una vasca da bagno, sotto un asse di legno. Ma non è servito per evitare la cattura. Il capannone, in pessime condizioni igienico-sanitarie, era suddiviso in due piani. Quello superiore era strutturato in quattro stanze, trasformate in un'autentica piantagione di marijuana. Sono state trovate e sequestrate complessivamente ben 650 piantine, "curate" con un sistema di termoventilazione. La fase di essicazione avveniva invece nel garage. Qui sono stati rinvenuti due chili triturati di sostanza stupefacente, come se fosse the, messi sottovuoto, insieme a cinquanta piantine. Secondo gli investigatori della narcotici, la droga, una volta messa sul mercato, avrebbe fruttato circa due milioni di euro.

IL FURTO DI ENERGIA - La "fabbrica" era equipaggiata di ben 150 lampade, altrettanti trasformatori e sistema di areazione (motori ed aspiratori), il tutto alimentato da corrente elettrica rubata. Era stato escogitato un impianto con collegamento ad una centralina dell'Enel, con un consumo di circa 67-75 kilowatt al giorno ed un danno economico giornaliero di circa 550 euro. Dagli accertamenti tecnici è emerso un furto di corrente per circa 150mila euro.

Il casolare era sigillato in modo tale da evitare le dispersioni dei fumi all’esterno, che venivano canalizzati in un camino e condotti di esalazione. Tutto l'occorrente per la produzione (insieme a terra e concimi trovati riposti nel bagno), per il valore di circa 30mila euro, è stato posto sotto sequestro. Ora il "pollice" verde, che ha ammesso le proprie responsabilità, si trova in carcere a disposizione della magistratura. Le indagini della Squadra Mobile, diretta dal dirigente Mario Paternoster, proseguono per individuare il vertice dell'organizzazione.


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