Cronaca

I mille ce l'hanno fatta di nuovo: "That's live", un concerto mai visto prima al mondo

"Uno spettacolo come non l'avete mai visto prima. Tenetevi forte, sta per arrivare l'onda d'urto", ha avvisato il direttore. E si è subito partiti con un sound potente

Doveva essere un “bis” non da meno del Rockin’1000 dello scorso anno. E’ così è stato: la musica dei mille e passa musicisti ordinati rigorosamente sul campo del Manuzzi ha generato un’onda d’urto che si è sprigionata come un vortice a 360 gradi su tutta la città di Cesena, creando infine una sorta di aura di magia sullo stadio in una calda serata di luglio. Si può scrivere la parola “successo” per “That’s Live” di domenica sera: era una prova molto più impegnativa di quella del 2015 al Parco Ippodromo, quando da "confezionare" c’era una sola canzone. Quest’anno, invece, è stato un concerto tutto di filato senza quasi soste, per un’ora e mezza di grandi classici del rock. L'organizzazione ha funzionato alla perfezione. Luci, monitor, immagini in diretta: la macchina messa a punto da Fabio Zaffagnini e dal suo staff è stata perfetta, pronta a ben altre sfide.

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Gli spalti del Manuzzi hanno vibrato, la musica è penetrata nel pubblico, lo sforzo titanico degli oltre mille musicisti coinvolti ha ipnotizzato i presenti, circa 12mila persone che hanno affollato la curva Mare e i distinti dell’Orogel Stadium. Mezzo stadio gremito di persone (tutto lo spazio disponibile che c'era per il pubblico) che hanno cantato a squarciagola, saltato, ballato, applaudito. Una gran bella serata di musica, ma soprattutto la prova generale di qualcosa che non si era mai tentato al mondo: organizzare un concerto con oltre mille musicisti sul palco. Questo - lo diciamo con orgoglio di cesenati - domenica sera è successo qui, a Cesena. Il merito va prima di tutto a Marco Sabiu, l’istrionico direttore d’orchestra che, arrivato su una moto a tutto gas, ha tenuto serrato come una invincibile falange macedone il maxi-gruppo composto da 250 voci, 250 batterie, 250 chitarre, 250 bassi, 30 violini, 30 tastiere e ad un certo punto anche 15 cornamuse che hanno fatto il loro ingresso a metà concerto.

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Tra i "mille" non mancavano i big, ma "anonimi" nella marea di musicisti che ha "allagato" tutto il rettangolo di gioco dello stadio, un palco così mai visto prima. C'erano quindi Saturnino, bassista di Jovanotti, Cesareo, chitarrista di "Elio e le storie tese", Cesare Petricich, chitarrista dei Negrita, e poi ancora Nevruz, Federico Poggibollini e tanti altri e, in una contaminazione di esperienze che la dice lunga sull'atmosfera respirata nella notte cesenate, anche i divi del liscio Raoul e Mirco Casadei. E’ stata una gran festa, prima di tutto per i “millini” - arrivati anche da Messico, Germania, Inghilterra, Canada - che quando non suonavano, ballavano come un qualsiasi persona venuta a Cesena per godersi uno spettacolo; una festa per i bambini che sono scesi in campo coi loro strumenti in mezzo ad un boato di ovazione.

Con la presentazione di Nikky di Radio DeeJay, si è partiti puntualissimi alle 21,30 (con tanto di conto alla rovescia fin da mezz’ora prima). Poi è stata la volta del "giuramento" impartito da Marco Sabiu. “Uno spettacolo  come non l’avete mai visto prima. Tenetevi forte, sta per arrivare l’onda d’urto”, ha avvisato il direttore d'orchestra. E si è subito partiti con Bitter Sweet Simphony dei Verve. E poi giù coi Beatles, Ramones, AC/DC, Clash, Nirvana, Neil Young e altri ancora. Una stretta al cuore da brividi quando in mille hanno eseguito il classico di Patti Smith, una personificazione del popolo, il “people” di “People have the power”. E prima di lanciare “Rebel Rebel” di David Bowie, lo stadio tiene il fiato sospeso per un minuto di silenzio, in ricordo dell’artista recentemente scomparso.

L’unico vero intermezzo, come lo scorso anno, è stato il breve e appassionato discorso in inglese del genio creatore del Rockin’ 1000 e del suo fortunato seguito, Fabio Zaffagnini. Quasi si scusa col pubblico di aver scelto l’inglese e di non parlare in italiano, ma il suo messaggio deve essere universale, un messaggio che parla di dedizione e passione per raggiungere gli obiettivi della vita e concluso con uno "Basta conflitti, suoniamo rock'n'roll".. E dopo la scaletta annunciata i mille non hanno deluso, concedendo anche un bis, un medley strumentale pur nel sudore di un concerto tutt’altro che facile. L’ultima canzone fuori scaletta? Sì, quel “Learn to fly” dei Foo Fighters da cui è partito tutto. E il cerchio si è chiuso. Fino alla prossima sfida.

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