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La parrocchia di Linaro festeggia la Madonna. Anche i fuochi d'artificio

L’antica parrocchia di Linaro, da sempre sotto la diocesi sarsinate, festeggia la Madonna, com’è tradizione, l’ultima domenica di settembre. Sabato sera, alle 20 si terrà la messa con la processione per il castello portando la statua della Madonna, seguita dal rinfresco per tutti e serata musicale con “Lele il Saraceno”. Domenica alle 11.15 segue la Messa solenne. Dopo le 15 intrattenimento musicale con Ciro Bellini, giochi per adulti e bambini, si potrà assaggiare la piadina con salsiccia e cipolla, prosciutto e formaggio, penne alla puttanesca, vino e ciambella per tutti. Gran finale con fuochi d’artificio.

"Il toponimo “Linaro” deriva da “Castrum Linarii”, cioè castello di qualcuno che anticamente lavorava il lino, termine rintracciabile solo in un’opera di Plauto - illustra don Daniele Bosi -. Nel 1021 abbiamo le prime notizie del castello, del quale ancora oggi le abitazioni hanno mantenuto la conformazione. La prima chiesa, millenaria, era posta più in basso sul fiume Borello, già dedicata a San Giacomo. La parrocchia aveva sede presso la chiesa del convento degli agostiniani, edificio ora adibito a casa privata che mantiene ancora diverse tracce del luogo sacro. Visto lo stato di degrado dello stabile, nel 1842 la sede della parrocchia viene spostata nell’oratorio del castello, costruito dai signori Aguselli proprietari del castello fino al 1586".

"Nel 1958 vengono fuse le due campane ottocentesche aumentandone il peso e formando 3 nuove campane della ditta Broili di Udine. Nel 1971 l’oratorio, ricco di affreschi all’interno dei quali ci restano fotografie, viene completamente demolito e viene ricostruita la moderna chiesa, acquistando una piccola parte di proprietà privata per potervi costruire il transetto sinistro ampliando notevolmente lo spazio per i fedeli altrimenti piuttosto ridotto - continua -. Da ricordare la figura di don Luigi Giannessi, originario di Linaro, parroco dall’ordinazione sacerdotale del 1928 alla morte del 1984, che visse i momenti terribili del passaggio del fronte documentando dettagliatamente gli avvenimenti in un diario, poi pubblicato". 


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