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"La s-ciuptèda", i monologhi in dialetto romagnolo di Gianfranco Miro Gori

Domenica 10 novembre, alle 17, nella Sala Lignea della Biblioteca Malatestiana di Cesena, si celebra il dialetto romagnolo con "La s-ciuptèda" monologhi nel dialetto di San Mauro Pascoli di Gianfranco Miro Gori.

Il 10 agosto del 1867 Ruggero Pascoli viene ucciso in un'imboscata. Il delitto, che risuona nell'immortale poesia di suo figlio Giovanni (basti citare La cavalla storna e X agosto), resta impunito. Negli anni che seguono, vengono pubblicate molte ricerche e avanzate diverse ipotesi sulla sua genesi e modi. L'ultima indagine storica in ordine di tempo, Il complotto di Rosita Boschetti, risale a pochi anni or sono. 

Alla vicenda si riferiscono i monologhi della S-ciuptèda di Gianfranco Miro Gori, che sono in parte frutto d'invenzione e in parte si basano su documenti scritti e racconti orali. In particolare i monologhi dei presunti assassino e mandante - come s'è detto mai identificati dagli inquirenti - si fondano in larga parte sulla tradizione orale tramandata fino a oggi a San Mauro Pascoli, che non ha riscontro nei documenti.

Cinque sono i monologhi ai quali corrispondo altrettanti “contrappunti” musicali. A essi daranno voce, il 10 novembre alle 17, i seguenti interpreti:
Maurizio Cirioni: E' mórt ’mazè (Il morto ammazzato), E' garzòun (Il garzone; nella realtà Ruggero Pascoli, in genere, si faceva accompagnare da un suo dipendente che aveva un ruolo certo superiore a quello di garzone).
Lorenzo Scarponi: L'asasòin (L'assassino), L'asasòin dl'asasòin (L'assassino dell'assassino).
Liana Mussoni: La vèdva (La vedova), Al surèli (Le sorelle). 
Elisa Angelini: I urfan: la Ghita e Giacòun (Gli orfani: la Margherita e Giacomo; che erano i maggiori), I fradél (I fratelli). 
Gianfranco Miro Gori: E' mandènt (Il mandante), I samauróis (I sammauresi).
La lettura sarà accompagnata dalla fisarmonica di Mirko Catozzi.


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