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"Ossi di seppia", alla Galleria del Ridotto una mostra fotografica sul dramma del Mediterraneo

Il Mar Mediterraneo, culla di civiltà e straordinario patrimonio ambientale, è oggi tra i mari più inquinati al mondo a causa della plastica. La plastica rappresenta il 95% dei rifiuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge del Mediterraneo e proviene principalmente da Turchia e Spagna, seguite da Italia, Egitto e Francia. Punta i riflettori sul dramma del Mediterraneo la mostra fotografica “Ossi di Seppia” di Luigi Tazzari che sabato 14 maggio, alle 17, sarà inaugurata presso la Galleria del Ridotto.

Promossa e realizzata all’interno del Festival CAP 2030 OFF, nell’ambito dell’iniziativa CAP 2030 - Cartoline da futuri sostenibili organizzato da Casa Bufalini sul tema ambiente, paesaggio e sostenibilità, l’esposizione sarà visitabile – gratuitamente – dal 14 maggio al 19 giugno 2022 nei seguenti orari: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16,30 alle 19,30 e sabato, domenica e festivi dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 19,30. Inoltre, sabato 14, in occasione della Notte Europea dei Musei, sarà visitabile anche in orario serale (dalle 20 alle 23) e dalle 20,30, ogni mezz’ora, sarà possibile essere accompagnati in visita fotografo Tazzari.

Il percorso fotografico di Tazzari si presenta come una vera e propria lettura critica della società attuale, del suo spreco e della sua sostanziale “inciviltà”, che la conduce a modificare in peggio l’ambiente. Scopriamo anche che Ossi di seppia è un richiamo ironico a Montale e ai suoi poetici paesaggi marini. Un’ironia amara ma molto efficace come arma di critica. Gli ossi di seppia, quei resti dell’animale marino che da bambini raccoglievamo sulla battigia, mescolati ai gusci di vongole e cozze, ai frammenti di alghe e di legni corrosi dal mare, sono stati sostituiti da sudicerie di ogni tipo volutamente abbandonate dall’uomo e destinate a inquinare irrimediabilmente le nostre coste. Dopo qualche immagine, ci si accorge anche che l’ironia è ferocemente caustica, poiché la sequenza delle fotografie – tutte impaginate allo stesso modo, senza gerarchie formali, con l’oggetto illuminato da una luce radente e inquadrato centralmente – utilizza l’uniformità e la ripetizione informativa per enfatizzare la realtà dei fatti.

L’Europa, il secondo maggiore produttore di plastica al mondo dopo la Cina, riversa in mare ogni anno tra le 150 e le 500 mila tonnellate di macroplastiche e tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche. Il suo principale serbatoio è proprio il Mediterraneo che rischia di trasformarsi in una vera e propria “trappola di plastica”. I grandi pezzi di plastica feriscono, strangolano e causano spesso la morte di animali, incluse specie protette e a rischio come le tartarughe marine. Ma sono le microplastiche, frammenti più piccoli e insidiosi, a raggiungere nel Mediterraneo concentrazioni record quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’ “isola di plastica” del Pacifico settentrionale. Entrando nella catena alimentare, questi frammenti minacciano un numero ancora maggiore di specie animali e mettono a rischio anche la salute umana. Possiamo andare in spiaggia a caccia di plastica. Oppure a rilassarci evitando che la plastica ci finisca. La scelta dipende solo da noi.


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