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A Cesena Nicolò Buso, nipote d'arte e promessa del calcio

Un gol da cineteca a San Siro. Del Piero, Ibrahimović, Milito? No grazie. Stiamo parlando di Nicolò Buso. Nel giugno del 2015 si gioca a Milano la Finale del Torneo tra Regioni. Un quindicenne in forza al Giorgione calibra un destro a giro che gonfia la rete. Questo l’inizio della carriera di un nipote d’arte. Renato, ex Sampdoria e Juventus, è il riferimento principale. Nicolò nasce l’1 febbraio 2000 a Treviso. Il reparto offensivo scorre nel sangue della famiglia: lo zio era un attaccante di tutto rispetto e il nipote, contagiato dalla passione calcistica, segue la strada tracciata. I primi colori indossati da Nicolò sono il bianco ed il rosso. Cresce nel vivaio del Giorgione, club che oggi milita nel campionato di Eccellenza veneta. Il calcio in Provincia è una palestra vera, pura e naturale verso il professionismo. La rete di San Siro è il segnale lapalissiano che il destino ha deciso di puntare su di lui. Nell’estate del 2016 il telefono squilla. Dall’altra parte della cornetta c’è il Cesena. Il sodalizio bianconero è sicuro e l’affare si chiude in un attimo. Una stagione di rodaggio nell’U17 e poi il salto in Primavera a soli 17 anni. I numeri parlano per Nicolò: in questa stagione, nel girone A del torneo Primavera 2, registra 10 presenze e 5 reti all'attivo. Attaccante fino al midollo. Ruolo preciso? Sembra facile dirlo. In realtà Buso può indossare il vestito da seconda punta, da esterno o da prima punta, stile Mertens per intenderci. Sgusciante e rapido con la palla tra i piedi. Destro naturale ma disinvolto anche col mancino, si esalta nell’uno contro uno e nei fraseggi stretti con i compagni di squadra. Sul piano fisico non è un colosso, però il margine di maturazione è ancora ampio. Testa e gambe. Per affermarsi a certi livelli serve consapevolezza, testardaggine e serietà. Nicolò Buso sembra rispettare tali parametri. Se il buongiorno di vede dal mattino, allora i sogni potrebbero rivelarsi favolose realtà.

Alessandro Iacobelli


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